Se io fossi Dio – Monologo 7

Monologo di Luca Bocaletto

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Se fossi Dio, non afferrerei il potere come un privilegio, lo renderei un debito: un prestito vitale da ripagare con ogni singolo respiro. Vi darei il dono dell’empatia, non a rate, non in versione premium, ma ce lo impianto dentro, affinché sentiate il cuore dell’altro come se fosse un tamburo nel vostro petto. Squarcierei il velo dell’illusione, mostrando il prezzo nascosto di ogni click distratto. Vi svelerei che “gratuito” è la parola più costosa quando a pagarla siete voi. Riattiverei i sensi sopiti: l’udito per cogliere il silenzio, la vista per abbracciare l’orizzonte, l’olfatto per riscoprire l’odore di una pagina stampata. Niente più filtri, solo l’inquadratura pura della realtà. Vi riconsegnerei il tempo, ma non come un’unità digitale, lo lascerei fluire denso, carico di noia e di scoperta, perché è nel vuoto che nasce l’idea e nell’attesa che fiorisce il desiderio. Spegnerei le torce dell’algoritmo che vi guidano a targhe alterne, e vi lascerei solo una piccola luce: quella della vostra curiosità. Vi sfiderei a perdervi in luoghi senza rete, dove il pollice non scorre e le notifiche non esistono, dove il primo messaggio che leggete è il vostro battito. E per ogni lite seminata dal sospetto, vi restituirei un abbraccio. Per ogni parola urlata contro un avatar, vi darei il peso della voce umana. Vi farei scrivere contratti con voi stessi: niente più clausole incomprensibili, solo impegni veri: riconoscere l’errore, celebrare il caos, ricucire la distanza con un “mi dispiace” spontaneo. La libertà non la concederei, ve la restituirei. Non come un oggetto da possedere, ma come un’aria che si respira insieme, libera di andare, libera di tornare. E quando vi accorgereste di averla già dentro, non mi invochereste più come Dio lontano, ma vi guardereste negli occhi e sorridereste: “E sarà sorprendente scoprire che la libertà siamo noi.”