La Sanità Regionale in corto circuito…
un cuore che palpita tra promesse di efficienza e blackout nei reparti.
“Abbiamo potenziato le terapie intensive!”, tuonano i governatori.
Peccato che in corsia manchino infermieri, barelle e perfino il detersivo.
Regione Lombardia, campione di numeri:
fino a ieri strombazzava un piano hollywoodiano,
oggi conta le barelle in corridoio come fossero pacchi postali.
Campania annuncia “ospedali modello”,
mentre i pazienti in attesa nel Pronto Soccorso
diventano sfavillanti protagonisti di un reality senza finale.
Calabria spalanca la porta alle convenzioni private,
e intanto le liste d’attesa si allungano come un’autostrada in salita.
Il fondo sanitario si dimezza, i ticket si moltiplicano,
l’unica prestazione gratuita è il sorriso stanco del medico di base
che ti guarda in viso e dice: “Torni fra sei mesi… speriamo”.
I manager delle ASL firmano budget e consulenze milionarie,
ma non trovano nemmeno una fiala di anestetico
per chi entra in sala operatoria.
E la digitalizzazione?
Tra carte piegate, PEC inesistenti e software che crasha,
l’unico file funzionante è quello delle scuse.
Allora, cittadini pazienti, fate silenzio:
non applaudite.
Chiedete un fischio che rompa il rumore delle sirene,
un’urgenza vera: investimenti, personale, ospedali aperti.
Perché la salute non può restare in stand-by
nel corto circuito di una politica cieca.
Buonanotte, Sanità Regionale…
domani svegliati senza blackout.