La “Riforma della Giustizia”… due parole che suonano come un patteggiamento di sistema,
dove ogni rinvio diventa una sentenza di condanna per la verità.
“Velocizziamo i processi!”, recita il ddl.
E intanto l’imputato aspetta l’udienza del 2032,
mentre il giudice si prende ferie legislative
e la cancelleria sposta gli atti tra tre città diverse.
La “Prescrizione Lampo”?
Un colpo di spugna sulle cause:
fino a cinque anni di rimbalzi tra Corte e Tribunale,
poi, puff, l’inchiesta scompare
come un fantasma in un corridoio vuoto.
Ogni emendamento annuncia “stop ai cappi temporali”,
ma aggiunge proroghe, interruzioni, paletti di ferro:
basta un’assenza del PM, un certificato mancante,
e il processo finisce nel buco nero della burocrazia.
E i cittadini?
Guardano in tv “palazzi di giustizia moderni”,
mentre fuori le aule restano impolverate,
ingiallite dalle copie legali di un futuro incerto.
Gli avvocati gridano “giustizia negata!”,
i politici rispondono “è per tutelare i diritti di tutti.”
Ma se i diritti si esercitano solo sulla carta,
quale giustizia resta?
In punta di penna compilano grandi riforme,
ma nei palazzi giudiziari manca persino l’inchiostro.
E così la colpa non è di nessuno
e la prescrizione diventa l’ultimo giudice.
Allora, cittadini spettatori, fate silenzio:
non applaudite.
Chiedete un applauso vero per chi processa senza paura,
non un rinvio spettacolo.
Perché la giustizia non corre sulle slide,
ma sui passi concreti di chi in aula lotta per il diritto.
Buonanotte, Democrazia Giudiziaria…
domani svegliati senza rinvii.