Possiamo inventarci – Monologo 8

Monologo di Luca Bocaletto

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Possiamo inventarci assemblee di silenzio, in piazze, in cortili, in stanze senza wi-fi: ci sediamo uno accanto all’altro e restiamo zitti finché il respiro diventa parola. Possiamo dichiarare una tregua dalle notifiche, un'ora in cui nessuno risponde, nessuno scrolla, nessuno giudica: solo mani intrecciate e sguardi liberi. Possiamo scrivere lettere a mano, indirizzarle a chi non conosciamo, raccontare un segreto, un dubbio, un sogno, sapendo che quel foglio durerà più di un like. Possiamo organizzarci in “bancarelle dell’attenzione”, dove il prezzo d’ingresso è ascoltare senza interrompere, dove ogni parola ha il peso di un gesto, e nessuno si alza senza aver fatto spazio all’altro. Possiamo leggere a voce alta poesie rubate al tempo, poi discuterne come se fosse un teorema segreto, riconoscendo che la bellezza unisce più di un algoritmo. Possiamo spartirci lo schermo: ognuno spegne il proprio a turno, per ricordarsi com'è guardare l'orizzonte senza il bordo di un rettangolo luminoso. Possiamo stabilire un patto d’onestà, in cui chi sbaglia ammette “mi sono distratto”… e chi ascolta risponde “ti capisco”. Possiamo restituirci la noia, quella lunga pausa tra un gesto e l’altro, in cui fiorisce l’idea e prende forma l’inatteso. Possiamo ridare vita alle feste senza hashtag, dove il “presente” non è digitale, ma un sorriso che attraversa la stanza. Così, passo dopo passo, in ogni piccolo gesto di resistenza, riaccendiamo la frequenza dell'umano e spegniamo l'eco dell'algoritmo.