Matteo… un nome diventato marchio di distruzione civile,
un “rottamatore” che ha preso a picconate la casa da cui proveniva,
come un ladro che brucia la finestra per mascherare il furto.
Ha moltiplicato le leggi ad personam:
prima un lodo che fermava i processi (Alfano),
poi un altro che blindava immunità (Schifani),
come fossero bonus fedeltà per chi conduceva il “suo” partito.
Con piglio manageriale ha imposto il Jobs Act,
un cartellone pubblicitario con slogan accattivanti
e contratti a termine a catena infinita.
“Più flessibilità” diceva, mentre migliaia di giovani
venivano stretti in un tunnel di occasionalità.
Al referendum costituzionale del 2016 ha puntato tutto
su una riforma monca del Senato e del bicameralismo,
accompagnata da tweet di sfida e plebisciti mancati.
Le urne hanno detto “no” e lui si è dileguato
come un illusionista a cui è scappato il coniglio.
Il “Patto del Nazareno” è stata la sua alleanza dei poteri,
una luna di miele con l’opposizione di allora,
che presto si trasformò in un valzer di veleni:
promesse di riforme e azzeramenti di dossier giudiziari.
Banca Etruria e i prestiti sospetti…
Un capitolo di frodi, consulenze e fondazioni (Open)
dove ogni euro sembrava perso in un labirinto di ricevute senza data.
Matteo invitava “trasparenza”,
mentre i bilanci segreti ridevano di nascosto.
Ha trasformato ogni piazza in uno show televisivo,
ogni selfie in un bollettino di campagna,
ogni diretta Facebook in un reality d’assalto.
In nome dell’innovazione sociale,
ha istituito hashtag e slogan a volontà,
ma ha lasciato politica e partito divisi come mamme in lite per l’eredità.
E la scuola?
Ha promesso “la buona scuola” con alfieri dell’alternanza,
ripetizioni obbligatorie e merito a tempo.
Poi ha piantato la riforma
come un seme in un terreno arido di fondi e organici.
Ora, spettatrici e spettatori,
fate silenzio:
non applaudite il regista di questa tragedia a puntate.
Chiedete un fischio che squarci lo schermo dei proclami,
esigete leggi eque per tutti,
processi che non scadono nell’oblio,
andate oltre il like e il commento virale.
Perché la vera politica non si fa con il nome di un solo attore,
ma con un coro di cittadini che non cancellano la storia
nel nome di un plebiscito effimero.
Buonanotte, Matteo…
domani svegliaci quando la sinistra troverà la forza
di rialzarsi, in un “noi” che non si frantumi più.