La Gitana… tre sillabe che suonano a festa ma portano in dote proclami e colpe.
Eccola al governo, con la scopa in mano per spazzar via guai altrui,
ma con le tasche già piene di promesse disattese e buchi di bilancio.
Ricordate il taglio alle tasse?
Una mano tesa al popolo, l’altra nascosta nei conti pubblici:
meno entrate, meno scuole riparate, meno infermieri nei reparti.
Ed ecco le corsie vuote, mentre l’eco di quella “riduzione” rimbalza su ospedali in rosso.
Vi hanno parlato di aiuti alle famiglie?
Bonus bambù da coltivare nel cassetto, ogni volta una burocrazia diversa:
sei mesi per un voucher, un anno per la rateizzazione,
e poi scopri che i fondi stanziati bastano per un terzo delle richieste.
Poi c’è la Gitana e il suo grande “Piano Sud”:
straordinari annunci in piazza, taglio del nastro in ogni provincia,
ma i cantieri arrancano, i bandi scadono, i fondi migrano verso l’ignoto.
Un autobus su tre salta la corsa, mentre le stazioni restano scatole vuote.
E l’Europa?
Serve unità, dicono. Poi voltano la schiena a Bruxelles,
minacciano veti, pretendono sconti e trattamenti di favore.
Risultato: un isolamento in salsa tricolore,
una pagliacciata diplomatica che lascia sole le nostre imprese
e scarica sulle famiglie nuove sanzioni.
La sicurezza?
Blocchi alle frontiere, slogan sui social,
e intanto un’ondata di leggi d’emergenza ingolfano tribunali e ministeri.
Se cerchi un permesso o un ricongiungimento, preparati a mesi di scartoffie,
mentre la criminalità, quella vera, continua a infilarsi nelle pieghe rimaste aperte.
E i giovani?
Promesse di start-up, incubatori, lavoro facile…
ma la Gitana consegna contratti di plastica, tirocini a vuoto e garanzie dissolte.
Così il talento corre all’estero, si carica di valigie e curriculum
che qui non trovano spiragli né incentivi reali.
Ricordate la grande riforma fiscale?
Scaglioni rivisti, aliquote accarezzate, pensioni anticipate…
poi scopri che il deficit schizza, le pensioni restano congelate,
e i part-time diventano full debt.
E la difesa ambientale?
Bandierine tricolori piantate in ogni parco,
poi via libera a trivelle e cemento, a megaprogetti in deroga.
Le coste si spogliano, i fiumi si intasano,
e il miraggio “green” diventa un altro specchietto per le allodole.
Infine, la comunicazione:
dirette social per farci sentire popolo,
mentre nei palazzi reali decidono a porte chiuse tagli, nomine e condoni.
Una voce gracchiante che urla “trasparenza!”,
e poi compare solo nelle conference call, con migliaia di “mi piace”
ma nessun documento di bilancio svelato.
Eppure, sotto la luna californiana delle story,
si scorgono volti stanchi e alibi consumati.
La Gitana, specchio di un’Italia che cerca risposte,
ma si ritrova ogni mattina con un nuovo “decreto salva-disastro”.
Allora, cittadini, facciamo un applauso?
No.
Facciamo un fischio: lungo, acuto, che rompa il silenzio dei palazzi.
Chiediamo conto delle mosse sbagliate, delle promesse tagliate, delle leggi impiantate.
Perché il vero potere non sta in un gesto mediatico,
ma nella voce forte di chi non si accontenta più di metamorfosi verbali.
Buonanotte, domani vogliamo svegliarci
in un’Italia che riprende fiato.