Frequenza scomoda – Monologo 3

Monologo di Bocaletto Luca

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Sapete cos’è una frequenza scomoda? È quella che ti sorprende nel silenzio, che non trova canale, non cerca consenso, ma ti resta appiccicata all’orecchio e smaschera il rumore di fondo. Arriva quando spengi lo schermo e il mondo ti restituisce il proprio battito, quel ticchettio ostinato che chiamavamo vita prima di sostituirlo con notifiche. Frequenze scomode, non chiedono permesso, s’insinuano tra le pieghe del quotidiano, scombinano l’equilibrio precotto di giorni regolati a playlist. Ci hanno venduto la musica in scatole digitali, ci hanno promesso armonia su misura, ma ci hanno tolto l’imprevisto e quel brivido che nasce quando non sai la prossima nota. E allora la frequenza scomoda ti riporta al caos, alla voce spezzata di chi racconta storie vere, al ritmo incostante dei passi sulla terra e non sulle barre di caricamento. Spaccano l’impianto hi-fi della convenienza, sciolgono in un istante la rassegnazione, ti costringono a ricordare il sapore dell’errore, della gioia non tarata e dell’amore senza filtri. Frequenze scomode, ti obbligano a sentire, a sgranare le orecchie, a spalancare gli occhi, a respirare quel silenzio in cui ogni respiro diventa un inno di resistenza. Quando tutto tace e pensi di esserti addormentato, lì, nel buio, qualcosa vibra ancora e ti ricorda che l’unica scelta vera è restare scomodi, sempre accesi.